Votum | ||||||||||
Pneuma_1 | Pneuma_2 | Pneuma_3 | Pneuma_4 | L'Angelo | ||||||
Erosione_1 | Erosione_2 | Erosione_3 | Erosione_4 | Fragilità | ||||||
Anna | Maria | Rita | Rosaria | Sospensioni_1 | ||||||
Sospensioni_2 | Sospensioni_3 | Radici_1 | Radici_2 | Radici_3 | ||||||
GEA | Gemini | La Veronica | TJ | |||||||
VOTUM
Votum coniuga la tradizione partenopea all’amore per l’arte e la scienza, ma soprattutto alla fede intesa come atto di fiducia rivolto a un’entità, che sia essa visibile o intangibile. Votum trae ispirazione dall’antica consuetudine da parte dei fedeli di elargire alla divinità un dono in seguito a una grazia ricevuta, ma va ben oltre l’aspetto visibile: si tratta di un lavoro altamente ricercato che, partendo dalle immagini trasparenti ed eteree di risonanze magnetiche, TAC, radiografie, ecografie e affini, raffiguranti dorsi, crani, denti, braccia, gambe, finiscono poi per “reincarnarsi” in un corpo rinnovato. Ogni votum, anche se apparentemente impersonale, conserva in sé la peculiarità di chi ne ha fatto parte. Questa offerta rituale di “pezzi” corporei si perde nelle origini di religioni cristiane e pagane: largamente diffusa nella cultura partenopea, la si riscontra soprattutto in moltissime chiese barocche con ex voto in metalli pregiati, quali oro o argento, raffiguranti le parti anatomiche malate interessate al “miracolo”. Chi ha avuto il piacere di visitare Napoli, potrà infatti riconoscere nel poderoso trittico Votum (radici), per le sue “ramificazioni”, le strabilianti Macchine anatomiche di Raimondo di Sangro contenute nel Museo Cappella Sansevero che mostrano gli scheletri di un uomo e di una donna in posizione eretta, con il sistema artero-venoso quasi perfettamente integro. Non solo, osservando le opere Sospensioni è naturale ricordare le “capuzzelle” contenute nel Cimitero delle Fontanelle, posto noto per il rito delle "anime pezzentelle", che prevedeva l'adozione di un cranio, a cui corrispondeva un'anima abbandonata, al fine di ricevere una grazia di qualsiasi tipo. È evidente che la cultura napoletana si respira fortemente in Votum, tuttavia, la bellezza di questo “corpus” artistico si manifesta per la sua umanità: ogni immagine strumentale appartiene a una persona reale, concreta, spesso è parte inconfessata di una storia di dolore e calvario: ogni opera racconta il suo vissuto, più o meno drammatico, eppure ignoto a chi li osserva. Le singole lastre ai raggi x o le risonanze archiviate su un cd, riprendendo “corpo” si trasformano in altre “persone" dalla nuova identità. Come scriveva Parmenide nel poema Sulla natura, «Compito del filosofo è unicamente quello di rivelare la nuda verità dell’Essere nascosta sotto la superficie degli inganni»: potremmo così asserire che in Votum, eliminata la doxa, ossia l’apparenza (rappresentata esteriormente dal corpo), l’uomo si rivela nella sua vera essenza (l’interno non visibile a occhio nudo, ma fulgido come un’aura), unica, perfetta e immutabile, perché l’anima non ha confini e pur nel giorno del suo epilogo, essa continuerà a esistere attraverso il ricordo di chi l’ha amata (dal testo di Veronica Longo).
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